Ricetta Peperati Pugliesi

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La Pupata d’ Pupurat’ è detto anche “Dolce dell’Amore”

La Pupata d’ Pupurat’ “lI peperato”, sono dolci tipici del Gargano, provengono dall’antica civiltà contadina letteralmente significa abbastanza pepato, nel Medioevo tutte le spezie si dicevano “pepe” questo tipo dolce si pensa sia arrivato in Italia meridionale grazie ai Crociati. Fonti più attendibili ci dicono sia di origine albanese e risale ai tempi degli esuli albanesi del Gargano nella seconda metà del 1400. Oggi si consuma sulle tavole pugliesi a Natale e a Carnevale mentre anni fa era di rito per i contadini sia nel giorno di fidanzamento sia in quello del matrimonio. Ciascun invitato teneva i peperati in un fazzoletto. È un dolce rustico tipico della campagna sannicandrese, a forma di tarallo.

Che cosa rappresenta la PUPATA?

Secondo la tradizione sannicandrese rappresenta: abbondanza, felicità e salute. È la vera protagonista del dolce di carnevale ed è in stretto rapporto con la primavera. Viene considerata come porta fortuna; insomma è il segno dell’amore che il giovanotto regalava alla fidanzata. Normalmente viene raffigurata con seni scoperti collegandosi così ai culti romani della Dea Artemide, raffigurata con le trecce e con la veste riccamente adorna di colori. Con il trascorrere degli anni, nell’immaginario collettivo la divinità ha assimilato anche elementi di fecondità.

In quest’articolo vi proponiamo due ricette, una tradizionale ed una più moderna.

La ricetta della nonna Maria

Ricetta per preparare 1 kg di Peperati nella tradizione carnacialesca di Sannicandro Garganico (FG).

Ingredienti:

Procedimento:

impastare il tutto, dando la forma al Peperato e cuocere per 15 minuti a 250° nel forno.

Ricetta contemporanea

Ingredienti per 1 kg di Peperati:

Nota:

Se l’impasto dovesse risultare troppo asciutto aggiungere un po’ di latte fresco intero.

Oggi giorno alcune famiglie aggiungono 150 g di Cacao Amaro per dargli un colore più scuro.

Inoltre ci sono due tipologie di varianti:

  • Variante con gocce di cioccolato fondente 200 g che si aggiungono all’impasto;
  • Variante con mandorle tritate 150 g che si aggiungono all’impasto.

Importante mischiare i liquidi con i liquidi i solidi con i solidi

Procedimento:

Su un tagliere di legno, versate la farina di grano tenero tipo “0” a fontana, lo zucchero e il cacao se lo desiderate, cannella, chiodi di garofano, vaniglia, lievito, e la polvere della buccia d’arancia, mescolate gli ingredienti e formate una larga corona praticando al centro un buco e aggiungete gli altri ingredienti liquidi al centro: uova, mosto cotto di fichi, miele d’api, olio extravergine d’oliva e incominciate a mescolare, impastando gli ingredienti piano piano.  Aggiungete il latte se necessario e lavorate l’impasto stesso fino a renderlo un composto sodo.

Nelle varianti aggiungere nell’impasto mandorle, oppure cioccolato fondente.

Incominciate a tagliare delle strisce, che impasterete ancora, per poi creare dei rotolini, e formerete dei taralli. Disponeteli in teglia su carta forno.

Forno preriscaldato a 250° e cuocete per 15 minuti per ottenere dei buoni pupurat’. (Naturalmente in base al proprio forno).

Potrebbe sembrare che non siano cotti, quando li andrete a togliere dal forno, ma una volta raffreddati, vi accorgerete che sono croccanti all’esterno e morbidi all’interno.

Conservazione:

Conservateli in contenitori di ceramica, di terracotta, oppure in contenitori o sacchetti di plastica anche per 10/15 giorni, ma li troverete così buoni che entro due giorni saranno finiti.

Utilizzo:

Nella tradizione Sannicandrese si bagnavano e si bagnano ancora nel vino rosso. Si possono utilizzare per colazione, con il latte o da mangiare per merenda. Sono ottimi!

Come dolce sono eccezionali, se tagliati a spessore di 5/6 millimetri con sopra un filo di miele di fichi (mosto cotto di fichi).

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