22-01-2021
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22-01-2021
In Italia, pur essendo uno dei maggiori produttori di olio al mondo, spesso si fa confusione tra olio d'oliva e olio extravergine d'oliva. Capire la differenza è fondamentale per fare scelte più consapevoli e migliorare la propria alimentazione. Ma quali sono queste differenze? Scopriamolo insieme.
L'olio extravergine di oliva (EVO) è ottenuto esclusivamente attraverso la spremitura meccanica delle olive, senza l'uso di solventi chimici o processi industriali che possano alterare il prodotto finale. Questo metodo di estrazione preserva le proprietà nutrizionali e organolettiche dell'olio, conferendo un sapore caratteristico con note amare e piccanti, dovute principalmente alla presenza di antiossidanti come i polifenoli.
Per poter essere definito "extravergine", un olio deve soddisfare una serie di parametri qualitativi stabiliti dalla legge, tra cui:
Tutti questi parametri sono determinati da analisi chimiche e sensoriali effettuate presso laboratori certificati ACCREDIA, l'ente italiano di accreditamento. Solo dopo queste analisi, l'olio appena franto può essere ufficialmente classificato come olio extravergine di oliva.
L'olio d'oliva è una miscela di oli vergini e oli raffinati. Il processo di raffinazione è complesso e serve a trattare oli di bassa qualità , come quelli esausti (simili all'olio che viene scartato dopo la frittura) o irranciditi, che non sono più commestibili. Questi oli vengono portati in raffineria dove subiscono vari processi chimici o biochimici per essere resi nuovamente utilizzabili. Ecco i passaggi principali:
Il prodotto finale di questo processo è un olio trasparente, inodore e insapore, privo delle caratteristiche organolettiche e nutrizionali di un olio di qualità superiore come l'extravergine. Per renderlo commestibile, viene aggiunta una piccola percentuale di olio extravergine di oliva, solitamente intorno al 2-5%. Questo mix viene poi commercializzato sotto il nome di olio d'oliva.
Nonostante il termine olio di oliva possa trarre in inganno, c'è una grande differenza tra olio d'oliva e olio extravergine di oliva. L'olio extravergine è ottenuto attraverso un processo di estrazione meccanica che preserva tutte le proprietà organolettiche e nutrizionali dell'olio, senza alterazioni chimiche. Al contrario, l'olio d'oliva è il risultato di un processo di raffinazione che riduce drasticamente la qualità del prodotto. L'aggiunta di una piccola quantità di extravergine serve solo a migliorare leggermente il sapore e l'aspetto, ma non può restituire le qualità nutritive dell'olio extravergine.
La classificazione degli oli si basa principalmente sul livello di acidità libera espressa in acido oleico. Vediamo le diverse categorie:
Ha le caratteristiche più pregiate. L'acidità è inferiore a 0,8 grammi per 100 grammi. Viene estratto dalla prima spremitura delle olive.
Anche questo è ottenuto dalla prima spremitura, ma con un'acidità che può arrivare fino a 2 grammi per 100 grammi, rendendolo meno puro rispetto all'olio extravergine.
Pur essendo ottenuto da spremitura meccanica, l'olio lampante presenta difetti organolettici e un'acidità superiore a 2 grammi per 100 grammi. Non è commestibile.
Si ottiene dalla raffinazione dell'olio lampante. Non ha sapore o odore tipico dell'olio d'oliva e viene spesso miscelato con olio vergine per migliorarne la qualità .
È una miscela di olio raffinato e vergine con un'acidità inferiore all'1%.
L'olio di sansa è ottenuto dai residui della spremitura delle olive attraverso solventi chimici. La versione raffinata è commestibile solo se mescolata con olio vergine.
La legge classifica gli oli di oliva principalmente in base all'acidità libera, ma questo parametro non è sufficiente per determinare la qualità complessiva di un olio. Infatti, ci sono altri fattori cruciali da considerare, come i perossidi, che misurano il grado di ossidazione e freschezza dell'olio. Tuttavia, l'elemento più importante per valutare la qualità dell'olio è il Panel Test, un'analisi sensoriale che rileva eventuali difetti organolettici.
Anche un olio con un’acidità inferiore allo 0,8%, rientrando quindi nei limiti dell'olio extravergine, può presentare difetti che ne compromettano la qualità . Questi difetti, noti come difetti organolettici, incidono non solo sulla gradevolezza, ma possono anche declassare l'olio da extravergine a vergine o addirittura a lampante. Vediamo i principali difetti:
Questo difetto si manifesta in oli che hanno subito un'intensa ossidazione. È causato dalla formazione di sostanze volatili negative in presenza di ossigeno e dipende dalla composizione degli acidi grassi, in particolare quelli insaturi, e dal livello di antiossidanti naturali presenti. L'ossidazione è accelerata da fattori come luce, temperatura, contatto con metalli e pigmenti.
Questo difetto si verifica quando le olive vengono conservate in condizioni non idonee, come in ambienti troppo caldi o senza adeguata ventilazione, causando una fermentazione anaerobica avanzata. Lo stesso può accadere quando le olive sono macinate a temperature troppo elevate.
Si presenta in oli ottenuti da olive che hanno subito un'errata conservazione, simile al difetto di riscaldo. Anche in questo caso, la fermentazione anaerobica delle olive compromette la qualità del prodotto finale.
Il difetto avvinato si verifica quando l'olio emana un odore che ricorda quello del vino o dell'aceto, dovuto a processi di fermentazione aerobica. Questa fermentazione è causata dalla presenza di acido acetico, acetato di etile e etanolo, prodotti da batteri lattici e acetici.
La muffa si sviluppa quando le olive sono state esposte a umidità elevata o conservate per troppo tempo in ambienti inadatti, spesso ricchi di funghi e lieviti. Questo difetto si riscontra anche nelle olive raccolte a terra.
Un sapore che ricorda il metallo, solitamente causato dal prolungato contatto dell'olio con superfici metalliche durante i processi di macinazione, gramolatura o stoccaggio.
Questo difetto si verifica quando l'olio è stato sottoposto a temperature troppo alte o a un riscaldamento prolungato durante il processo di estrazione, specialmente nella fase di termo-impastatura.
Un difetto che si manifesta in oli ottenuti da olive secche, caratterizzato da un sapore che ricorda il fieno o il legno.
Questo sapore indesiderato ricorda gasolio, grasso o olio minerale e si verifica quando l'olio è contaminato da sostanze lubrificanti.
L'olio può acquisire un sapore sgradevole se è rimasto a lungo in contatto con acque di vegetazione che hanno subito un processo di fermentazione.
Questo difetto si riscontra negli oli estratti da olive conservate in salamoia, che trasmettono un sapore caratteristico di sale e acqua salata all'olio.
Questi difetti organolettici possono gravemente compromettere la qualità dell'olio, declassandolo da extravergine a vergine o, nei casi più gravi, a lampante, rendendolo non commestibile. Ecco perché, oltre all'acidità , è essenziale valutare anche i difetti sensoriali attraverso il Panel Test per garantire un prodotto di alta qualità .
Conoscere la differenza tra olio d'oliva e olio extravergine è fondamentale per fare scelte consapevoli. L'olio extravergine di oliva, soprattutto se di alta qualità , non solo arricchisce il sapore dei tuoi piatti, ma ha anche effetti positivi sulla salute a lungo termine.
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